Delimitando il consumo della cannabis La sottile linea che divide l’uso e l’abuso della cannabis è difficile da stabilire dal momento che, per analizzare i problemi collegati all’uso di ogni droga, bisogna tener conto di diversi fattori: il contesto sociale e culturale e quello economico e politico, la disponibilità della sostanza, la via di somministrazione, la frequenza, lo stile di vita associato e le condizioni fisiche e mentali del consumatore. Dove tracciare il confine tra uso e abuso della cannabis? La risposta è qualcosa che ogni individuo dovrà imparare a riconoscere e valutare. Stabilire quando l’uso diventa abuso può essere il primo passo per cambiare alcune dinamiche e costruire abitudini di consumo responsabile. Il tipo d’uso, la frequenza e la quantità sono fattori particolarmente importanti nel caso della cannabis. Infatti, molteplici studi hanno dimostrato che le ripercussioni sull’organismo variano notevolmente quando l’uso è occasionale e quando è cronico. Questo è dovuto all’azione bimodale dei cannabinoidi, che in dosi differenti possono produrre effetti diametralmente opposti. Cos’è l’uso di cannabis? Viene considerato uso quando lo stile di consumo praticamente non comporta conseguenze negative né per il consumatore né per la società. Si tratta per lo più di consumi moderati, occasionali e sicuri che soddisfano il desiderio del consumatore. Ciò nonostante, come abbiamo già accennato, non è facile stabilire dei parametri riguardanti la frequenza e la quantità, dal momento che si tratta di un concetto molto relativo che dipende dalle condizioni e circostanze di ognuno. Cos’è l’abuso di cannabis? L’abuso di sostanze viene descritto come l’autosomministrazione di una droga per un uso diverso da quelli accettati socialmente o dal punto di vista medico e che, se prolungato nel tempo, può portare a dipendenza fisica o psicologica. Per avere una definizione più completa, va aggiunto che il consumo eccessivo (sia in termini di quantità che di frequenza) viene considerato abuso anche quando comporta conseguenze negative per il consumatore o il suo ambiente. Ci sono diverse modalità di abuso di cannabis: 1-Abuso riguardante la quantità e/o la frequenza È associato a modalità d’uso compulsivo, cioè a un uso regolare che si prolunga nel tempo e che si caratterizza da una frequenza e una quantità di consumo elevata. Spesso: -L’uso è smisurato, anche in situazioni in qui la logica consiglierebbe il contrario: problemi respiratori, contesti giuridici sfavorevoli, etc. -La sostanza diventa un bisogno. Non è più uno strumento, ma un bisogno fisico o psicologico che condiziona il consumatore, il suo atteggiamento e la sua personalità, determinando perfino alcuni comportamenti sociali, ad es. “non posso andare in vacanza in un paese dove il consumo di cannabis è vietato”. 2-Abuso riguardante le conseguenze negative del consumo di cannabis Questo tipo di consumo viene considerato abuso perché non tiene conto delle ripercussioni dannose che provoca, il consumatore preferisce ignorare il danno causato a sé stesso o alle persone che lo circondano e non alterare le abitudini di consumo. A seconda della problematica, possiamo ricavarne due profili: Gruppi ad alto rischio: alcune persone sono a maggior rischio di subire le conseguenze negative legate al consumo di cannabis. Donne incinte: seppure ulteriori ricerche siano necessarie, diversi studi indicano che il consumo di cannabis durante la gravidanza e l’allattamento potrebbe avere conseguenze negative sul feto. Adolescenti: diversi studi suggeriscono che l’abuso di cannabis in giovane età può avere un impatto negativo sul processo evolutivo del consumatore a livello psicologico, così come accrescere il rischio di sviluppare dipendenza. L’abuso durante l’adolescenza è stato associato anche a anomalie neurocognitive ed a una maggiore vulnerabilità di fronte al uso cronico che negli adulti. Uno studio condotto con adolescenti che avevano abusato di cannabis per un lungo periodo di tempo ha rivelato che questi utenti erano affetti da disturbi dell’apprendimento e deficit di memoria, persino fino a sei settimane dopo l’interruzione del consumo, ciò che suggerisce effetti persistenti. Detto questo, lo studio non esclude la remissione delle anomalie con un periodo di astinenza più lungo.
Comments are closed.
|
|