Fonte foto & articolo : Vice
ENSI
In una canzone contenuta in Vendetta, il primo album solista di Ensi, c'è una barra che fa: ho scritto questo nelle camere d'albergo / agli angoli del mondo / sugli angoli dei quaderni. Mentre la cita sembra che per lui non siano passati così tanti anni—e così tanti soldi—da quando la sua azienda lo spediva in giro per il mondo a istruire i clienti.
Mi spiega che fare il rapper era il suo obiettivo già durante gli anni delle scuole superiori, ma dopo il diploma era finito a montare apparecchiature elettroniche negli ospedali insieme al fratello maggiore Raige, già membro di OneMic. Stiamo parlando degli anni intorno al 2005, il periodo in cui gli OneMic iniziavano a diventare piuttosto noti nel panorama nazionale e Ensi vinceva il 2theBeat. Nel 2006, dopo aver lavorato anche alle Olimpiadi di Torino, ha iniziato a fare il formatore in una multinazionale di apparecchiature per il taglio laser. In pratica, i clienti dell'azienda insieme ai macchinari ricevevano anche la visita di Ensi che insegnava come utilizzarli. JOHNNY MARSIGLIA
La verità è che le idee migliori spuntano nel cervello delle persone sotto forma di via di fuga dalla realtà, quindi forse una vasca di champagne non è il posto più adatto in cui cercare l'ispirazione. Il titolo dell'utimo album di Johnny Marsiglia è Fantastica Illusione, ed è piuttosto esplicativo se si pensa che è stato scelto mentre il rapper era alla guida di un furgone nel traffico palermitano per una ditta di forniture industriali.
"Mi capita di dovermi appuntare molte idee mentre sono in giro, penso le rime tra me e me, senza beat," mi ha detto Marsiglia. "'Fuori Piove' è nata così, mentre ero in giro per Palermo a lavorare mi sono immaginato di rappare sul pezzo di James Brown ' This Is A Man's World' e ho provato a incastrare delle terzine su una ritmica come quella. Ho messo giù 16 barre e me le sono annotate durante la giornata. Quando sono tornato a casa da Joe, il mio socio e produttore, gli ho raccontato il pezzo e la notte stessa abbiamo registrato la prima strofa." DANTI
Chi non rinuncerebbe mai al suo lavoro è Danti dei Two Fingerz, che proprio in questi giorni pubblicano il loro sesto album in studio, La Tecnica Bukowski, e che ha cominciato a fare musica più o meno parallelamente alla sua attività di parrucchiere "e all'inizio è andato sicuramente meglio il negozio, mettiamola così."
Almeno fino al 2006, quando hanno firmato con Sony per pubblicare il primo di quelli che, a distanza di otto anni, sono già sei dischi. Il negozio è ciò che gli ha permesso di avere qualcosa da investire a fondo perso nella sua musica. "Già dal 2007 avrei potuto vivere di musica, ma sento che il negozio è una parte di me a cui non posso rinunciare, così come non potrei rinunciare alla mia musica." La cosa importante, mi spiega, è riuscire a creare un seguito che ti permetta di ottenere degli ingaggi, perché guadagnare con i dischi è un miraggio e, paradossalmente, lo è ancora di più quando si firma un contratto con una casa discografica. "Il negozio è praticamente autonomo, quindi io posso fare un po' la vita da artista, ma capitano clienti che si fanno ore e ore di macchina per venire a fare gli stalker, ormai ci sono abituato e fa più strano agli altri che a me, perché quella dopotutto è casa mia." Ci sarebbe anche da dire che se Danti non avesse mai aperto un negozio non avrebbe mai investito nella sua musica e ora probabilmente non esisterebbe Fedez, ma questa è una mia teoria che non è il caso di approfondire. MISTAMAN
Chi invece ha un debito di 160 giorni di ferie con la sua azienda è Mistaman, e li ha accumulati tutti per colpa della musica. Lavora come designer in un'azienda giapponese ma ha studiato scienze politiche, quindi un pochino puoi crederci quando ti racconti che scienze politiche ti apre un sacco di strade. Ha iniziato a fare musica nel 1995, in modo amatoriale, senza grandi spese da sostenere ma anche senza ricavi. Appena ha iniziato a lavorare, nel 2000, è riuscito a rendere la sua musica più autonoma e più simile a come se la immaginava.
"Lavorare mi permette di avere un contatto con la realtà e di garantirmi un'altra fonte di realizzazione, sia umana che economica. Sono convinto che se l'unico modo di relizzarmi fosse la musica finirei inevitabilmente per farne di più brutta. Il lavoro è un modo di rendere più puro ciò che faccio, di mantenere la musica un mezzo di espressione senza avere l'ansia di doverla vendere assolutamente," mi ha detto. Mentre parliamo sembra convinto che, se decidesse di farlo, potrebbe iniziare a vivere esclusivamente di rap, impegnando molto più tempo ed energie, "ma sarebbe un po' come passare da una fattoria di campagna a un allevamento di McDonald's, la qualità non sarebbe la stessa." MARUEGO
"La gente mi diceva, 'Tu lavori, ma si vede che non è la cosa che ti piace fare'. Facevo il macellaio, mi tagliavo sempre le mani, ero sempre pieno di sangue, lavoravo male... mi era sparito il sorriso. Così ho deciso di puntare alla musica," mi ha detto Maruego, che prima di sfondare come rapper si è fatto un po' di anni a lavorare 14 ore al giorno come macellaio.
Quando ha capito che non avrebbe retto ancora molto ha deciso di piegare ancora la testa e lavorare in silenzio, per mettere da parte un po' di soldi e licenziarsi: "Ho preso quei 1500 euro e sono andato con il mio videomaker in Marocco per registrare due video," mi ha raccontato. "Nel giro di tre giorni dall'uscita del secondo video ancora non se li era cagati nessuno e io stavo per rassegnarmi all'idea di tornare a fare il macellaio, perché avevo già speso tutti i soldi. Avrei continuato tranquillamente a lavorare e mi sarei sistemato, avrei iniziato a pagare un mutuo, un po' come tutti." Per sua fortuna il quarto giorno il video è passato sotto gli occhi di Gué Pequeno, e la musica è diventata qualcosa di più che una distrazione. WAREZ
Warez è un rapper di Milano e il suo ultimo progetto è Kaiseki, un album ispirato alla cucina giapponese. Nel tempo libero, oltre al rap, gli piace lavorare come rappresentante di vernici in una grande catena del fai da te.
"Per un lungo periodo mi sono dedicato unicamente alla musica e insieme a dei soci abbiamo fondato un'etichetta indipendente. In quel periodo mi ricordo che ero sempre alla ricerca di un nuovo lavoro per far sì che l'etichetta potesse sopravvivere, infatti alla fine ho dovuto trovare un lavoro serio." Da un anno circa lavora come addetto vendite e, dopo aver chiuso l'etichetta, è sicuramente il lavoro che gli permette di pagare le bollette. MECNA
Chi è riuscito a sintetizzare meglio un concetto che aleggia tra tutti i rapper-lavoratori con cui ho parlato è stato Mecna, che dopo anni di lavoro come grafico alle dipendenze di qualcuno ha deciso di licenziarsi e mettersi in proprio, senza rinunciare al suo lavoro: "Avere tante cose da fare mi aiuta a farle tutte, mi rende più attivo. Ho sempre pensato che il lavoro fosse un'assicurazione sulla propria musica, un modo di evitare la preoccupazione per il guadagno. Se non ci fosse la musica vivrei ugualmente, e questo mi aiuta ad essere rilassato nel farla."
"Non voglio vivere con la paranoia del cazzo devo suonare o non arrivo a fine mese. Il lavoro mi permette di non dover suonare per forza quando non ne ho voglia, e credo che questa sia una cosa molto importante." MYSTIC ONE"Lavoro vicino a un viale gigante che ti porta fino al mare," mi ha raccontato. "Mangio una cosa veloce, mi metto le cuffie e inizio a camminare avanti e indietro con sotto la base. Penso, ripeto, ma non scrivo. Quando torno dal lavoro metto tutto per iscritto su una chiavetta USB, ma non è che ho tanto tempo in generale". Mystic One ha iniziato a fare rap quando era ancora ragazzino e nella sua carriera conta dei featuring di un certo peso per chi ha seguito l'evolversi della scena rap di Roma negli ultimi dieci anni: è apparso infatti su Verano Zombie, Ministero Dell'Inferno, In The Panchine 2 e su un'altra manciata di dischi e mixtape legati a quella cosa irripetibile che è stata il Truceklan. Mentre diventava un punto di riferimento della scena romana, Gabriele ha iniziato a lavorare come media planner, ovvero la persona che decide come ripartire i budget a disposizione di un cliente che ha deciso di comunicare qualcosa a qualcuno—in pratica, lavora nel campo della pubblicità. Nonostante la sua carriera come rapper sia iniziata prima di quella lavorativa, le due cose hanno cominciato a ingranare più o meno nello stesso periodo—per cui non ha mai dovuto scegliere davvero la sua strada, ma per lui la musica e il lavoro si sono sempre un po' incrociati. IL TURCO
Il Turco, che nella vita di tutti i giorni si chiama Pietro Clemente, lavora come cuoco nella cucina di un ristorante. Ha iniziato a fare rap fin da piccolo e fa parte della scena romana sin dagli anni Novanta, quando ha partecipato a Rastafestagangsta con i Flaminio Maphia. Da allora ha fatto tre dischi da solista e diversi altri con il suo gruppo Gente de Borgata, che è appena uscito con il mixtape Benvenuti In Borgata 3.
"Ho iniziato a lavorare quando ero ancora molto giovane e non avevo idea di quello che volevo fare nella vita," mi ha raccontato. "Per alcuni anni ho alternato la musica a lavori saltuari e occasionali, finché non ho iniziato a fare il cuoco: da quel momento non ho più cambiato." Col tempo, ha avuto sempre più difficoltà a far coesistere le due parti della sua vita, soprattutto perché lavorare nella cucina di un ristorante non è affatto facile—è un lavoro fisicamente massacrante. "In questo momento lavoro in un posto che è aperto sempre, tutti i giorni dell'anno," mi ha spiegato. "Ma ho sempre cercato di trovare del tempo da dedicare al rap. Certo, bisogna fare i salti mortali e organizzarsi bene con i turni, ma con un po' di impegno si riesce a trovare il tempo anche per fare i concerti." Anche se viene pagato per suonare, la musica per lui è una passione, una valvola di sfogo molto importante: "Quando sei affezionato a una cosa, in un modo o nell'altro il tempo per farla lo trovi. Per fortuna i miei colleghi sono stati molto comprensivi da questo punto di vista e mi hanno aiutato molto," mi ha detto. Anche lo stesso rapporto con i colleghi a volte finisce per essere strano, perché le voci girano e le persone con cui lavori finiscono sempre per scoprire la tua seconda vita. "Una volta mi è capitato di lavorare con due ragazzi molto giovani che mettevano sullo stereo le mie canzoni. In realtà è una sensazione piacevole e ha un valore tutto suo, non credo che chi non lavora possa capire fino in fondo cosa si prova." LUCHÈ
La prima volta che ho sentito rappare Luchè è stato nei primi anni Duemila, in una traccia di Roccia Music Vol. 1, il primo mixtape di Marracash e uno dei dischi invecchiati meglio di quel periodo. All'epoca Luchè—che nella realtà si chiama Luca Imprudente—faceva ancora coppia con 'Nto, con cui formava i Co'Sang.
Nonostante abbia avuto una carriera discografica di notevole successo, nel 2012 ha deciso di realizzare un progetto che aveva in mente da anni: aprire un ristorante a Londra. "Erano anni che mi informavo e studiavo i metodi di lavoro delle persone che conoscevo e che avevano intrapreso questa stessa strada. Alla fine io e Corrado, il mio socio, abbiamo messo insieme un budget e abbiamo deciso di gettarci in quest'impresa," mi ha raccontato. A suo dire, però, il lavoro non ha influito sulla sua creatività. "Sono sempre stato molto lento a scrivere, per cui da questo punto di vista non è cambiato tanto," mi ha detto. "Quando abbiamo deciso di investire nel ristorante sapevamo già di dover fare i conti con la musica, che era e resta una priorità nelle nostre vite." Perciò, tutto è stato impostato in funzione di questa esigenza, e per avere sempre tutto sotto controllo Luca si è costruito uno studio di registrazione accanto al ristorante. "Subito dopo l'apertura sono stato molto presente, ma poi quando l'attività ha iniziato a procedere da sé ognuno di noi ha capito l'importanza del suo ruolo e io mi son potuto liberare di certe responsabilità. Ma nonostante questo, io e Corrado cerchiamo sempre di essere un punto di riferimento per i clienti," mi ha spiegato. In questo momento della sua carriera Luchè sta lavorando al suo nuovo album solista, di cui è uscito da poco "Per la mia città," il primo singolo. Curiosamente, all'interno della canzone c'è un riferimento alla sua attività: "ho dieci famiglie che mantengo col mio lavoro"—perché effettivamente in soli tre anni l'attività è cresciuta molto. Comments are closed.
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