Fonte Articolo & Foto : Motherboard
L’ultima mania relativa alla cannabis è una tecnica per ottenere un estratto di marijuana altamente concentrato, anche conosciuto come “olio”, semplicemente riscaldando e pressando una cima di erba, usando una comune piastra per capelli.
Questo metodo casalingo si è diffuso tra gli intenditori di hashish solo qualche mese fa, eppure c’è già un mercato dedicato a ciò che gli aficionados chiamano Rosin Tech, e l’opinione generale tra i fattoni lungimiranti è che questi concentrati facili da produrre e che non prevedono né composti chimici né esplosioni, siano destinati a dominare il mercato. È iniziato tutto quando il guru dell’erba conosciuto su Instagram come @soilgrown “ha schiacciato una cima in mondovisione” dopo essersi imbattuto nella tecnica per caso mentre pressava un po’ di hashish a casa. Ora è considerato il padre fondatore di un movimento sempre più ampio. “Ero seduto nel mio garage che pressavo un po’ di hashish mista, e per sbaglio ho pressato troppo e ho separato l’olio dal contaminante,” ha detto @soilgrown, che preferisce restare anonimo, pur specificando di essere nell’industria della cannabis dal 2007 e di essere specializzato nei metodi di estrazione senza solventi. “Senza neanche pensarci ho ricompattato tutto in una pallina e l’ho pressata di nuovo. Mesi dopo, però, quell’esperienza mi ha spinto a mettere un pezzo di fumo dentro una piastra per capelli e a pressare il più forte possibile. L’olio si è separato di nuovo dal contaminante, ma questa volta l’ho raccolto e seccato, scoprendo di avere per le mani una mistura di qualità migliore”—basandosi su una misura standard della potenza e della purezza di vari concentrati di cannabis—“e ho voluto subito condividere la mia scoperta con il mondo.” “Rosin Tech ha già avuto un impatto incredibile sulla comunità di consumatori di hashish,” ha aggiunto, “e continuerà a diffondersi man mano che nuove persone scopriranno quanto è facile produrre un olio fantastico senza solventi e senza strumentazioni complesse o prodotti chimici pericolosi.”
Oggigiorno, la maggior parte dell’olio, che contiene fino al 90 percento di THC (tetraidrocannabinolo, il principio psicoattivo dell’erba), è ottenuto utilizzando il solvente chimico butano, al punto che molte persone lo chiamano direttamente “BHO,” butane hash oil.
In Colorado, i produttori muniti di licenza statale sintetizzano la sostanza in sicurezza utilizzando la strumentazione e la procedura appropriata, ma in altre parti del mondo il BHO è prodotto alla “gin nella vasca da bagno”—con tanto di prodotti contaminati che finiscono per la strada ed esplosioni pericolose causate da “artisti dell’estrazione” incapaci, distratti o sfortunati, che lavorano nell’ombra con strumenti improvvisati e senza supervisione. “A rendere pericolosa la cosa non è tanto il processo di estrazione in sé,” ha scritto Alison Halett, in un articolo su Wired a proposito dei pericoli di queste “esplosioni,” “ma la mancata ventilazione del butano. Il butano è infiammabile e tende a depositarsi, il che significa che se lo si usa al chiuso e senza ventilare la stanza come si deve, si rischiano guai grossi. Lasciate una pozza di butano nel vostro salotto, fateci finire dentro una scintilla da una sigaretta, da un fornello, o—se posso permettermi—da un bong, e tutto a un tratto avrete una parete di meno nel vostro appartamento.” Una ricerca rapida a tema “Esplosioni da BHO” su Google News mostra che gli incidenti (denunciati) in America sono veramente frequenti, e secondo Buzzfeed il numero di incendi legati al BHO nel 2014 era nell’ordine delle centinaia, molto più dell’anno precedente. Resta poco chiaro, comunque, quante siano esattamente le persone in tutto la nazione rimaste uccise o ferite in incidenti relativi al BHO.
Le cose potrebbero però cambiare radicalmente, se credete alle comunità online di Rosin Tech come The Death of BHO, o a Jeff Church (anche conosciuto come Reverend Cannabis), sostenitore in prima linea di questa rivoluzione e co-proprietario della Thinc Pure, una compagnia di Washington che lavora la marijuana.
“Rosin Tech sta già danneggiando la piccola produzione che lavora il BHO,” mi ha detto Church. “I grandi produttori hanno investito consistentemente nel BHO, quindi continueranno a produrre in quel modo per un po’, ma per i pesci piccoli che producono qualche grammo di erba nel loro cortile sarebbe molto più conveniente usare la tecnica Rosin. Nel frattempo, la maggior parte dei grandi produttori di BHO ha ammesso—almeno privatamente—che Rosin è un metodo di estrazione rivoluzionario, e molti hanno persino iniziato a utilizzarlo per le proprie scorte.” Rosin resta ancora immaturo come prodotto commerciale (High Times ne ha parlatoper la prima volta meno di un mese fa), ma ha in realtà le sue origini in una tradizione antica. “Utilizzare una piastra per i capelli è la vera novità, ma la storia di Rosin Tech è molto lunga, in verità,” ha detto Church. “Chris Bennett, che si occupa di ricerca sulla cannabis, ha descritto una tecnica antica in cui le cime erano impacchettate in un sacchetto di tela (probabilmente canapa) e tenute sospese sul fuoco finché la resina non colava dal sacco. Si grattava via la resina dalla tela e la si fumava.” La tecnica simil-Rosin più recente invece, si è diffusa alla fine degli anni Sessanta o all’inizio dei Settanta, quando capelloni raminghi che seguivano il sentiero degli hippiedal Nepal all’Afghanistan iniziarono a pressare hashish prodotta in quei posti per renderla più facile da portare in patria di nascosto. Alcuni lo descrivevano come un “olio rosso” estremamente potente e costoso, che poteva essere ricavato dalle presse—ma solo in quantità troppo piccole per essere messe sul mercato. Il che ci porta al Rosin moderno, movimento iniziato da @soilgrown, che avrà chiaramente enormi conseguenze sul mercato dei concentrati, sia nei contesti legali che in quelle illegali. Nel nome della scienza, allora, ho deciso di prepararmi una partita a casa, seguendo un tutorial online con ottime recensioni.
Per prima cosa ho provato a pressare qualche cima: basta una piastra per capelli tenuta a basse temperature (Church dice 230-300 gradi Fahrenheit), e poi schiacciata il più forte possibile (provate coi piedi) sopra un pezzo di carta da forno finché l’erba non spreme fuori un liquido viscoso.
Iniziate con una pressione da 3-5 secondi, poi aspettate che la Rosin si raffreddi, raccoglietela con attenzione dalla carta da forno con un rasoio o una spatolina e siete pronti per usarla. Dopo qualche tentativo a vuoto, sono riuscito a spremere circa uno 0.1 di concentrato potente e prelibato da 1.4 grammi di erba (circa il 7 percento del peso originario, quindi).
Church spiega che i più esperti riescono a spremere anche più del 15 percento del peso di una cima di buona qualità, e il 70 percento o più quando pressano hashish, con un prodotto finale che può raggiungere l’80 percento di contenuto cannabinoide—una potenza simile a quella del BHO, ma con un gusto più pulito e pieno, dato che Rosin non ha bisogno di essere pulita dai solventi.
La mia partita aveva un sapore incredibile. (Per la cronaca, l’ho prodotta in California, dove ho residenza e posso fare uso di marijuana per motivi medici.) C’erano svariati terpeni—gli olii essenziali che conferiscono alla cannabis (e a tante altre piante) il tipico aroma—e nessun residuo chimico o prodotti nocivi della combustione. Church dice di aver visto vecchie presse pneumatiche, idrauliche e manuali (tipo quelle per le magliette) in grado di lavorare circa mezzo chilo di materiale di partenza per volta, e molti innovatori dell’industria hanno iniziato a sviluppare kit specifici di nuova generazione per produrre Rosin. Sembra che la produzione di Rosin sia destinata a espandersi, ma la domanda rimane: quanto? Comments are closed.
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